Emozioni pantesche: il fascino dell’isola vulcanica.

Un viaggio a Pantelleria è una scoperta e un’avventura: si raggiunge in volo, condizioni meteo permettendo, da Roma, Palermo e Catania tutto l’anno, mentre solo d’estate ci sono collegamenti anche da altri aeroporti Italiani; oppure in traghetto da Trapani con Tirrenia.

L’isola, arrivando in aereo, è scura, la sua origine vulcanica si fa notare immediatamente, si intravedono le colate laviche storiche e la vetta della Grande Montagna che sovrasta l’isola con i suoi 836 mt s.l.m.; l’aeroporto è quasi al centro dell’isola, e da qui in pochi minuti si raggiunge il capoluogo, Pantelleria, dove c’è il porto, i benzinai ed i negozi principali.

Ci sono diversi alberghi sull’isola, ma il modo più autentico per trascorrervi un po’ di tempo è sicuramente affittare un dammuso, la tipica abitazione Pantesca. Quelli antichi e ristrutturati offrono il confort di temperature regolate naturalmente dalla costruzione, mentre quelli più recenti, costruiti mantenendo solo l’aspetto dei dammusi storici, tendono ad essere più caldi, in questo caso meglio chiedere l’aria condizionata, dato che in estate le temperature sull’isola sono piuttosto elevate, siamo a soli 90 km dalla Tunisia!

L’origine vulcanica fa sì che ci siano molte fonti termali e anche un lago, detto di Venere, che si può ammirare nelle sue sfumature di azzurro già arrivando in aereo.

La vetta della montagna grande e il monte Gibele sono una meta ideale per gli appassionati di trekking e di birdwatching, anche chi vuole approfittare di terme naturali può salire verso la cima, infatti ci sono vari punti termali, tra cui il bagno asciutto vicino a Benikulà, una sorta di bagno turco naturale.

Lungo la costa che non ha spiagge, ma solo rocce più o meno scoscese, ci sono vari punti dove potersi tuffare o scendere in mare: i più semplici sono sicuramente il Bue Marino, dove comodi gradoni naturali permettono l’accesso al blu limpido delle acque, la Balata dei Turchi nella punta sud est dell’isola, raggiungibile solo dopo qualche chilometro lungo una stradina sterrata, e le calette termali di Cala Gadir a nord est, e Sataria, dove ci sono vasche termali con l’acqua naturalmente calda.

Un bell’itinerario di trekking e mare è quello verso il faro di punta Spadillo, pochi chilometri di percorso sterrato che attraversa vecchie fortificazioni e piazzole di artiglieria risalenti alla seconda guerra mondiale, la stradina si fa sempre più stretta fino a scomparire quasi in un sentierino stretto, scosceso e un po’ roccioso. Per percorrerlo in sicurezza è meglio avere delle scarpe da trekking o escursione, le hawaianas meglio conservarle per altre mete, e non dimenticate le scarpette da scoglio per non scorticarvi i piedi. Al termine del percorso troviamo due laghetti naturali generati dalla colata lavica del Khaggiar; dopo il laghetto delle Ondine, ci si tuffa subito in mare aperto ad una profondità di quasi 30 metri: i colori al mattino sono meravigliosi, per i nuotatori più esperti un tuffo qui è una bella emozione.

In questa terra si coltiva lo zibibbo, una pregiata uva da cui nascono alcuni dei passiti più famosi d’Italia, nell’isola ci sono molte aziende vitivinicole, quasi tutte organizzano visite guidate e degustazioni. A fine agosto la vendemmia è solitamente già iniziata e si possono notare nei vigneti, dove le viti assomigliano a cespuglietti nani, riparati dal vento da massicciate di pietre, le cassette rosse per la raccolta e le schiene curve di chi già dal mattino presto raccoglie le uve. Per produrre il passito naturale le uve migliori vengono fatte essiccare su appositi graticci, coperti la notte per evitare che l’umidità notturna rovini le qualità dei chicchi, si possono vedere alcuni essiccatoi nella piana della Ghirlanda andando da Rekhale a Tracino; poco prima di raggiungere la piana, c’è anche un piccolissimo sito archeologico con alcune tombe di epoca bizantina, il luogo è silenzioso e suggestivo, un vero angolo di pace. Il mare qui è padrone e condiziona con le sue correnti anche la vita dell’Isola, in particolare in inverno, e poi c’è il vento che se troppo forte limita i voli, se troppo caldo danneggia le colture. Sul versante sud si osserva bene l’effetto dell’aumento delle temperature, infatti le colture di zibibbo, anche se abituate al sole, soffrono nei crinali più esposti alle correnti, qui è più facile trovare i cespugli di capperi, anche se la coltivazione è ormai limitata a poche aziende, che lavorano il prodotto ancora in maniera artigianale.

Da non perdere il calar del sole sull’isola, tanti ristoranti rinomati si trovano sul lato sud ovest, dove nelle belle giornate i colori del tramonto passano dall’oro al rosa fino ad un indaco scuro; in particolare il piccolo paese di Scauri ha una breve passeggiata panoramica, dove ammirare il panorama crepuscolare e la natura selvaggia di questa splendida ed emozionante isola.