Argentina, terra di immigrati e missionari… ma anche di ghiacciai, laghi, fiumi, cascate, montagne e immense praterie. Anche se servirebbero mesi per girarla e visitarla via terra, con l’aiuto di qualche volo interno in 15 giorni si può avere un piccolo assaggio di tutte le regioni che compongono questo immenso e vario Paese, che si estende in latitudine dal Tropico del Capricorno al Circolo Polare Antartico.
Provenendo dall’Europa, Buenos Aires è praticamente il punto di ingresso obbligato, nonché il punto di scalo di quasi tutti i voli interni, così il nostro viaggio inizia proprio da qui, ed in particolare dal quartiere di San Telmo, ben noto per i suoi negozi di antiquariato ed i suoi locali in cui apprendere e praticare il sensuale ballo del tango argentino. Qui, su di una panchina, troviamo ad attenderci Mafalda, la candida e disarmante bambina nata dalla fantasia di Quino, il geniale fumettista argentino.
Per fuggire dai 33 gradi di caldo e umido della capitale (del tutto normali per il mese di febbraio), voliamo immediatamente verso sud e, in un paio d’ore, ci ritroviamo a El Calafate nel cuore di una pampa erbosa e ventosa, tappa-base per la visita al parco naturale Los glaciares (I ghiacciai). Da qui, costeggiando in pullman un tratto del lago Argentino, per poi proseguire in battello, è possibile arrivare proprio sotto al ghiacciaio Perito Moreno ed ascoltarne la voce: il movimento dei ghiacci, accompagnato dal soffiare del vento, produce infatti suoni assolutamente particolari e suggestivi.
Per la nostra terza tappa ci ritrasferiamo al nord nella città di Salta, capoluogo della regione del Nord-Ovest che, situata a 1200 m. di altitudine, funge da base per interessanti escursioni in direzione della cordigliera delle Ande. Soprannominata “la linda” (la bella), fu fondata dai conquistadores spagnoli nel 1582, del cui periodo conserva magnifici edifici coloniali con balconi in legno intarsiato, portici, patii interni, ecc.
Da qui partiamo per un’escursione di due giorni durante la quale visitiamo la cittadina di San Salvador de Jujuy, porta d’ingresso verso i territori indiani. Seguiamo, contro corrente, le acque del Río Grande che ci guida all’interno dell’incredibile Quebrada de Humahuaca, una lunga vallata costeggiata da colline modellate dai rivoli d’acqua che, durante la stagione delle piogge, scavano i dolci pendii di questo magnifico paesaggio. Addentrandoci nella vallata, la vegetazione, dapprima rigogliosa, lascia spazio a colline di terra grigia, solo punteggiate qua e là da qualche cactus gigante.
Visitato il mercatino di artigianato locale di Purmamarca, proseguiamo verso il “Cerro de los sietes colores” (montagna dai sette colori), un insieme roccioso formato da rocce verdi, gialle, rosse, marroni, viola, grigie, nere che mostrano la ricchezza mineraria della regione.
Dopo qualche chilometro, sul lato sinistro della strada, a circa 2500 m. sul livello del mare, un enorme monumento bianco di forma piramidale simbolizza il passaggio del Tropico del Capricorno. Ed arriviamo finalmente ad Humahuaca, da cui rientreremo poi parzialmente tornando sui nostri passi per trascorrere la notte a Pumamarca, punto di partenza della nostra escursione del giorno seguente.
In auto, ci inerpichiamo su, su, su fino a 4000 m. di altitudine lungo la strada che, ridiscendendo poi verso i 3000, ci porterà a “Salinas Grandes” , una immensa salina di altura dal cui strato superficiale, quello più impuro, si ricavano blocchi usati come mattoni da costruzione – nonché per ricavarne simpatici souvenirs! – mentre dallo strato sottostante si estrae sale alimentare.
Tornati a Salta, un altro volo ci porta verso l’ultima tappa del nostro eclettico viaggio: il Parco Nazionale di Iguazù, che visiteremo sia sul versante argentino che su quello brasiliano. Da Puerto Iguazù, simpatico villaggio invaso dai turisti e base obbligata per visitare questo parco, un servizio di pullman ci porta all’ingresso argentino: qui, due percorsi pedonali, con passerelle in metallo e legno, ci permettono di avvicinarci, fin quasi a toccarle, alle magnifiche cascate formate dal fiume Iguazù che, solo 23 km prima di gettarsi nel Paranà, raggiunge una larghezza di 1500 m. e si getta nella faglia geologica a formare decine di cascate di larghezza variabile; il suo letto è punteggiato in questo tratto da piccole isole ricoperte da una rigogliosa vegetazione, qualcuna delle quali accessibile nei periodi di magra. Per godere al meglio della frescura del posto, decidiamo per una mini-escursione in barca sotto una delle cascate: tutti gli effetti personali vanno riposti in grandi sacchi impermeabili forniti dall’organizzazione e una bella doccia è assicurata!
Per finire, condividiamo poi la nostra pausa-pranzo con un simpatico animaletto autoctono, il coatí, il quale, per aggirare il divieto di cibarlo vigente nel parco, ruba senza ritegno le merende dei turisti!
Il nostro viaggio termina con la visita, il giorno seguente, del parco dal lato brasiliano, dove il trasporto interno avviene in bus ed un maggior numero di attività sportive vi è organizzato, ed infine il volo di ritorno a Buenos Aires.