Tra presepi di tutti i tipi e di tutti i materiali, è ancora possibile dire qualcosa di nuovo?
Magari sì, andando a pescare nel periodo intellettualmente più spregiudicato dell’Occidente: il Rinascimento.
Bartolomeo Suardi, in arte il Bramantino (1465? – 1530), è stato uno dei pittori più sfuggenti del periodo. Poco si sa della vita, e abbastanza congetturale è anche il portfolio delle sue opere; addirittura la più celebre, Ecce Homo, a volte viene attribuita al Bramante, quello “grande”. In ogni caso nei dipinti del Bramantino c’è sempre qualcosa di inatteso, spiazzante, fuori dai canoni. Come nella Crocifissione alla Pinacoteca di Brera, in cui il Cristo viene adorato, da un lato, da un angelo e, dall’altro lato, dal diavolo.
Non fa eccezione questa Epifania conservata alla National Gallery di Londra. Tanti i dettagli che incuriosiscono: l’ambiente che non somiglia a una capanna né a una grotta, i “tre” re Magi di cui non si capisce chi sia il terzo, la scritta simil-ebraica (e quindi illeggibile in qualsiasi lingua) sul piedistallo della Madonna, la quale, a sua volta, non è ‘sta gran bellezza…
Ma l’innovazione più geniale si trova in alto a destra, sotto la vetta della montagna. Uno strano cespuglio isolato. A guardarlo da vicino, pare di riconoscere una fronte, un naso, due occhietti neri, una capigliatura “alternativa”. Il diavolo – o magari un alieno – che sbircia la scena. Invidioso? Minaccioso? O solo incuriosito?