Della famiglia spagnola dei Borgia se ne parla in modo diffuso in Italia da più di 500 anni. Hanno lasciato una tale eredità di potere, ricchezza, lussuria, sangue e bellezza che saggisti, studiosi, romanzieri, compositori, registi, sceneggiatori, documentaristi, ricercatori e appassionati hanno loro dedicato innumerevoli opere e tempo. Lo storico militare Andrea Santangelo ha da poco pubblicato per i tipi della Salerno Editrice un piccolo saggio che per la prima volta affronta il personaggio di Cesare Borgia solo dal punto di vista biografico e militare, senza pettegolezzi, dicerie e pruderie varie.
Leggendo il testo mi è venuto quasi naturale ipotizzare un itinerario storico-artistico lungo le direttrici delle campagne militari del Valentino, alla riscoperta di luoghi già noti, ma visti stavolta in ottica borgiana.
Si parte dunque da Imola, con la sua rocca (adiacente a un altro luogo assai famoso: il manicomio) e si prosegue poi lungo la via Emilia per Castel Bolognese, Faenza, Forlì e Cesena. In ognuno di questi centri romagnoli ci sono da visitare i castelli, le biblioteche (la Malatestiana di Cesena su tutte) e i palazzi più antichi che sorgono nei bellissimi centri storici. Vere perle architettoniche che celano autentiche opere d’arte (affreschi, giardini, quadri e statue). Le signorie sconfitte dal Valentino erano quelle dei Manfredi, degli Sforza, dei Malatesta, dei Montefeltro, dei Baglioni: famiglie per vocazioni guerriera e per scelta mecenati.
Una rapida sosta a Rimini per mangiare una piada con i sardoni vista mare e poi di nuovo lungo le strade battute dagli eserciti borgiani: Pesaro, Urbino e Senigallia. Questi centri marchigiani si distinguono per le rocche e i palazzi coevi al Borgia. Proseguendo per le Marche, il Valentino si diresse verso la piccola, ma assai dotta Camerino. Oggi centro universitario, un tempo era un possedimento della signoria dei da Varano. Dalle Marche all’Umbria: ecco allora Città di Castello, Perugia e Orvieto. Non ho bisogno di aggiungere che stiamo passando per le regioni in cui si mangia meglio in Italia.
Una piccola capatina nella Toscana con Piombino e infine il Lazio, terra natia di Cesare Borgia. Qui la famiglia spagnola, che ha dato alla Chiesa due pontefici e un santo, ha costruito tutta una serie di rocche e palazzi, in molti dei quali ha soggiornato il Valentino. Seguendo il bel libro di Santangelo, però, dobbiamo tenere soprattutto in considerazione Viterbo, Nepi, Bracciano e Ceri.
Oltre che Roma, ovviamente, vero capolinea di questo meraviglioso viaggio sulle orme degli eserciti borgiani, che ha il vantaggio di poter essere declinato storicamente, artisticamente, naturalisticamente ed enogastronomicamente. Il capolinea italiano del Valentino invece fu il carcere, dapprima a Ostia e poi a Napoli, anche se morirà poi in Spagna.