“Chi veniva designato doveva uccidere gli altri nove e per ultimo sé stesso”
Giuseppe Flavio, La Guerra Giudaica, VII, 8
Il Palazzo Costruito da Erode il Grande
Nel I secolo a.C. la fortezza era il palazzo di Erode il Grande che tra il 37 a.C. e il 31 a.C. la fece fortificare. La cittadina era arroccata su tre diversi livelli verso lo strapiombo sul lato nord della rupe, dotato di terme con caldaia centrale, magazzini sotterranei ed ampie cisterne per la raccolta dell’acqua; nel 66 era stata conquistata da un migliaio di Zeloti che si insediarono con donne e bambini; quattro anni dopo – nell’anno 70 – caduta Gerusalemme, vi trovarono rifugio gli ultimi strenui ribelli non ancora disposti a darsi per vinti.
La Fortezza
Pensate ad una antica fortezza, da cui si può dominare il deserto di Giuda, il fiume Giordano, il Mar Morto e l’attuale Giordania. Situata su un altopiano roccioso a 400 m di altitudine rispetto al Mar Morto, nella Giudea sud-orientale, in territorio israeliano a circa 100 km a sud-est di Gerusalemme. Mura alte cinque metri, lungo un perimetro di un chilometro e mezzo, con una quarantina di torri alte più di venti metri, la racchiudevano, rendendola pressoché inespugnabile.
A rendere ancor più difficile un assedio contribuiva la particolare conformazione geomorfologica della zona: unico punto di accesso era, anche secondo il racconto di Giuseppe Flavio, il sentiero del Serpente, un sentiero talmente ripido (ancora esistente) e caratterizzato da tanti tornanti da costituire un serio ostacolo per la fanteria. La fortezza divenne nota per l’assedio dell’esercito romano durante la prima guerra giudaica e per la sua tragica conclusione.
L’Assedio e la Caduta
Flavio Silva fece erigere un muro perimetrale per impedire la fuga agli assediati; eresse ai piedi della fortezza otto campi in cui potevano stare circa novemila soldati. I campi di grandi dimensioni, erano occupati dalla X Legio Fretensis.
Un gigantesco terrapieno alto 80 m fu costruito con terra e travi di legno; sopra di esso venne innalzata una torre mobile che conteneva l’ariete. Questa torre poggiava su una piattaforma di pietra attaccata al muro occidentale della fortezza. Silva lanciò l’assalto solo quando fu sicuro che gli assediati non avrebbero avuto alcuna possibilità di resistere. I Romani bersagliarono Masada con proiettili lanciati da catapulte e balestre e infine riuscirono ad aprire una breccia nelle mura con l’ariete. Dietro a queste i Romani si trovarono di fronte a un’ulteriore cinta, la cui struttura di legno fu però facile da incendiare. Tuttavia, poco prima che ciò avvenisse, nell’anno 74 gli assediati misero in atto un’azione rimasta unica nella storia; quando i soldati romani vi entrarono senza trovare resistenza davanti ai loro occhi trovarono solo una orrenda ecatombe: il suicidio collettivo della comunità ebraica degli Zeloti che aveva resistito al potere di Roma anche dopo la caduta di Gerusalemme e la distruzione del Secondo Tempio. Vedendosi senza scampo, gli ultimi difensori della cittadella preferirono la morte alla schiavitù. I Romani scoprirono 960 cadaveri; due donne e cinque bambini sopravvissuti narrarono loro gli ultimi terribili momenti trascorsi nella fortezza. Giuseppe Flavio, pur non stimando gli zeloti, nel libro XII della Guerra giudaica ci riporta il coraggioso discorso con cui Eleazar ben Jair spinse i compagni al suicidio collettivo.
“Mai più Masada cadrà”
Dopo la sua presa, Masada rimase in mano ai Romani fino a tutta l’epoca bizantina. In questo periodo venne a lungo abitata da monaci cristiani che vi costruirono anche una basilica. Dopo l’invasione araba il luogo venne abbandonato e piano piano si perse addirittura il ricordo della sua posizione; venne infine riscoperta oltre un secolo e mezzo fa per diventare simbolo della causa sionista. Fino a poco tempo fa le reclute dell’esercito israeliano venivano condotte sul luogo per pronunciare il giuramento di fedeltà al grido di: “Mai più Masada cadrà”.
Masada è stata in parte ricostruita ed è diventato uno fra i più importanti siti archeologici di Israele grazie anche agli scavi compiuti a partire dagli anni sessanta sotto la guida dall’archeologo Yigael Yadin. Sono stati riportati alla luce i resti dell’antica fortezza: evidenti risultano i segni dei campi militari romani, con mosaici di notevole qualità, bagni ed anche i massi di pietra lanciati dalle catapulte. Come segno dell’occupazione zelota resta solo una piccola sinagoga mentre più recente, risalente al V secolo è una basilica fatta costruire da monaci penitenziali.
Paesaggio suggestivo
L’altopiano su cui sorge Masada, immerso nella depressione del Mar Morto, offre uno scenario naturale raro se non unico al mondo: la sua posizione sotto il livello del mare seppure in rilievo rispetto al territorio immediatamente circostante offre suggestioni paesaggistiche emotivamente molto forti, difficilmente descrivibili. Molti dei turisti che frequentano il sito iniziano la scalata al sentiero del Serpente prima dello spuntare delle prime luci dell’aurora (nel buio della notte rischiarato unicamente dalla luna e dalle stelle), per riuscire a vedere l’alba da dentro i resti dell’antica fortezza. Il sole sembra sorgere quindi da una parete rocciosa (che in realtà è il resto della terra) per riversare la sua luce su tutto l’avvallamento circostante.
Nel 1998 è stata costruita una funivia che collega la fortezza con una stazione a valle, superando un dislivello di 290m; la stazione superiore della funivia è situata ad una quota di 33m s.l.m.