La Valle della Morte non è realmente così differente da gran parte del resto delle zone desertiche.
È un po’ più profonda, un po’ più calda e un po’ più secca.
Quello che la fa sembrare diversa non è nient’altro che la nostra immaginazione.
Perciò è una terra di illusione, un posto nella mente, un miraggio tremolante di ricchezze, di mistero e di morte
Richard Lingenfelter (1893)
Quando arrivate al Visitor Center della Death Valley e chiedete informazioni abbiate cura di domandare, al gentile Ranger, le distanze reali sulla cartina tra un punto e l’altro della Valle. Le cartine turistiche standard non sono in scala e le miglia non sono segnalate. Specialmente se avete noleggiato un mostruoso (ma bello ed efficiente) Cadillac Escalade 6000 cc, che fa pochi chilometri con un litro, con l’aria condizionata a mille, controllate il livello del carburante. Morire nella Death Valley è semplice a 51°C. in agosto in un deserto dove i telefonini non funzionano.
Altro consiglio, se vedete famigliole americane correre sulle dune, sempre a 51°C, senza capello in testa e a torso nudo, compresi bambini di 5 – 6 anni, oppure aitanti giovanotti fare jogging in mezzo al deserto, non cercate di imitarli. Loro sopravvivono, voi noi. Fate conto che siano miraggi e tirate diritto. Se proprio volete camminare in mezzo alla Valle, anche per dieci minuti (con cappello e maglietta), andate adagio e calcolate le forze. La respirazione è difficoltosa e il cuore fa fatica (anche quelli sani). Portatevi dell’acqua e al minimo segno di collasso tornate in auto con l’aria condizionata. Se potete non andate in estate ma in autunno, inverno e primavera. La temperatura oscilla tra i 18°C e i 24°C. Inoltre, in primavera, potrete ammirare la fioritura del deserto.
Il clima della Valle della Morte è veramente micidiale. La valle è parte della zona climatica del Deserto del Mojave e a causa della disposizione orografica, si hanno in media 3 a 6 centimetri d’acqua all’anno. Per questo motivo l’unica sorgente perenne è quella di Furnace Creek. La Valle della Morte (Death Valley) è una depressione e si estende longitudinalmente da Nord a Sud, fra Sierra Nevada in California ad Ovest e Stato del Nevada ad Est. La valle è lunga 225 chilometri e larga in media 40 chilometri. Il parco, delimitato a meridione dal Owlshead Mountain (montagna testa di gufi), che è separato dalle Black Mountains (montagne nere) per mezzo del Jubilee Pass (passo del giubileo), porta d’ingresso Sud del parco. il limite settentrionale del parco è vicino allo Scotty’s Castle (castello di Scotty), porta d’ingresso Nord del parco. verso Ovest il parco è delimitato dal Panamint Range che è formato verso Nord dal Cottonwood Mountains che si continuano verso Sud nel Panamint Mountains. verso Est il parco è delimitato dall’ Amargosa Range che comprende verso Nord le Grapevine Mountains, che si continuano verso Sud nelle Funeral Mountains e nei due gruppi affiancati del Greenwater Range e delle Black Mountains. Il Parco è lungo circa 150 chilometri e penetra a Nord per un breve tratto in Nevada. Il bacino è sprofondato di 86 metri sotto il livello del mare. Il punto più basso si trova a Badwater (acqua cattiva). Badwater è dominato verso Est dai calanchi delle Black Mountains, proprio nel punto dove si trova Dante’s View e verso Ovest si distende la salina, chiamata Devil Golf Course e si vede all’orizzonte Telescope Peak alto 3.300 metri.
Anticamente nella valle c’era il mare, ma col passar del tempo, il mare ha cominciato a retrocedere lentamente verso Ovest. Dieci milioni di anni fa si sono inoltre formate le rocce colorate intorno a “Zabriskie Point” famoso, oltre che dal punto di vista naturalistico, anche per l’omonimo film di Michelangelo Antonioni. Le possibilità di visita nella Valle sono infinite e la principale è naturalmente quello del deserto, mai uguale e sempre diverso a seconda delle stagioni e della zona. All’interno di questo paesaggio troviamo un grande sistema di laghi che scomparvero circa 10.000 anni fa, quando il clima si riscaldò. Il lago che si estendeva nella Valle della Morte è stato chiamato Manly Lake e faceva parte di un bacino acquifero, collegato al Fiume Colorado. Visitarlo, quindi, significa utilizzare le cartine che riproducono la zona anche se, nel 2005, c’é stata un’importante inondazione ed è riapparso, per un breve periodo, proprio il lago di Manly. Da visitare anche l’Amargosa River, che durante il periodo piovoso, può affiorare in superficie sviluppando la flora selvatica. Attualmente la Valle non è più collegata al Colorado ma riceve acqua dal torrente Amargosa; quest’acqua va a finire in un’enorme fossa che si trova sotto alla superficie della Valle della Morte, formando una delle raccolte d’acqua sotterranea più vasta del mondo e della quale Badwater è un piccolo affioramento. Da non mancare è il cratere di Ubehebe e naturalmente Badwater il punto più basso degli Stati Uniti (86 m sotto il livello del mare).
Da non dimenticare lo flora e la fauna tipiche della Valle della Morte, dove si trovano 600 tipi di piante e fiori del deserto, adattate all’alta temperatura, al forte vento, alla scarsità d’acqua, o ad acqua con alto contenuto salino. Molte piante crescono schiacciate sul terreno a causa del vento, altre sviluppano delle lunghe radici oppure radici ramificate per utilizzare quella poca acqua disponibile. Alcune piante hanno una lacca naturale o una copertura per ridurre la perdita tramite l’evaporazione, altre perdono il fogliame durante la stagione secca. Alcune piante sono capaci di sopravvivere utilizzando un’acqua che contiene fino al 5% di sale. La vita animale è comune nella Valle della Morte. Da Bedwater (-86 metri) a Telescope Peak (3.367 metri), ci sono più di 3 chilometri di differenza ed ad ogni altitudine si trova una varietà di nicchie ecologiche, che spazia dai piani salati alla boscaglia coperta di conifere. Ci sono molti animali del deserto, 260 specie di uccelli, dei quali molti ospiti stagionali invernali, 40 specie di mammiferi, 36 tipi di rettili, 17 tipi di lucertola e 19 tipi di serpente. Di tutti questi animali, è possibile osservare con facilità un piccolo iguana chiamato chuckwalla, i corvi e gli uccelli acquatici, nell’unica pozza che c’è a Furnace Creek e nelle poche sorgenti vicine. Comuni sono le lucertole nelle dune di sabbia. Nell’acqua amara di Bedwater sono presenti piccoli crostacei di cui non si conosce la provenienza e insetti, larve e alghe. Altri animali comuni sono i roditori come lo scoiattolo, il topo canguro, il topo, il gatto, la lepre, mentre un altro tipo di lepre si trova sulle montagne. La volpe, il coyote e la lince si trovano alle quote più basse, mentre il muflone e gli asini selvatici , si trovano in montagna. Senza dimenticare il crotalo, lo scorpione e vari tipi di uccelli tra cui l’avvoltoio.
Per finire non possiamo dimenticare la storia dei diversi insediamenti umani nella Valle della Morte. Si trovano gli insediamenti di almeno quattro culture di Nativi Americani che sono vissuti qui in epoche differenti da 9.000 anni fa fino a 1.000 e al presente: dal 7000 a.C. Attualmente solo pochi discendenti dei Timbisha, vivono ancora in questa zona. Nel XIX all’epoca del Far West, malgrado il clima asciutto, il territorio arido e desertico, le temperature estive più calde della Terra, i coloni americani si gettarono, nel 1849, nella corsa all’oro. Con sacrifici inauditi, i poveri cercatori, trovarono qualche chilo di pepite d’oro. Nacquero, così, delle leggende su favolose miniere perdute della Valle, e inseguendo queste chimere molti cercatori perdettero la loro vita. Il più famoso episodio, ottimamente ricostruito a Furnace Creek nel Museo della Valle nel Visitor Center, risale proprio al 1849. A dicembre, al confine della California, un centinaio di cercatori d’oro disinformati e senza mappa, con le loro famiglie, cercando la via verso la California. Procedevano in gruppi sparsi sull’orlo orientale del basin salato della Valle della Morte. Uomini, donne e bambini guardavano fisso le montagne torreggianti del Panamint che ostruivano la via del ritorno. Vedevano Telescope Peak (picco del telescopio) a poche miglia ma non riuscivano ad uscire dai calanchi dei canaloni. Passarono un mese di spaventose privazioni sul fondo della valle e una persona anziana, già ammalata, morì. Prima di arrivare ad uscire fuori dalla valle, per sopravvivere mangiarono i loro buoi rinsecchiti, bruciando e abbandonando i carri, nei pressi dell’attuale Stovepipe Wells. La loro storia venne raccontata da William Lewis Manly, nell’autobiografia intitolata Death Valley in ’49. La loro sofferenza divenne una leggenda che ha dato il nome alla valle. Nel 1873 Panamint City fu la Tombstone della Valle della Morte. Fondata da fuorilegge, trovarono un ricco deposito d’argento e iniziò la corsa. Due anni dopo contava 2.000 persone, molti fuorilegge, tanto che la Wells Fargo rifiutò il trasporto dell’argento estratto. Quando finì, se ne andarono tutti e Panamint City divenne una ghost town (città fantasma). Nel 1881 Aaron Winters scoprì i giacimenti di borace. Sono di questo periodo i viaggi e le avventure della speciale carovana formata da due carri enormi e dalla cisterna dell’acqua trainati in blocco da 20 muli, chiamata Twenty Mule Team Wagon (carro della squadra di venti muli), che univa la miniera di Harmony Borax Work con la ferrovia di Mojave distante 265 chilometri. Le dimensioni del carro sono uniche, 5 metri di lunghezza, 1,2 metri di larghezza, 1,8 metri di altezza del contenitore, sospeso su ruote enormi che lo alzavano di altri 2 metri e pesava 3.500 chilogrammi. Questo carro conteneva 10 tonnellate di minerale. Mentre la cisterna era da 4.500 litri. Fra salmerie, acqua e minerale, in totale i 20 muli tiravano 36,5 tonnellate di peso, su strade dell’epoca, tortuose e non asfaltate. Nel 1906 fu trovato l’oro a Skidoo. Un paesino formato da ventitré case di legno, a 1.700 m sulla Tucki Mountains. Nel 1933, per preservare l’interesse storico naturalistico della valle, l’amministrazione Hoover stabilì che 6.500 km² di valle diventavano Monumento Nazionale, chiudendola allo sfruttamento minerario.