Al supermercato la farina è tornata ad essere molto richiesta, grazie forse alle tante trasmissioni di cucina, ma sicuramente per la crisi che costringe tante famiglie a tirare la cinghia.
In Romagna con solo farina ed acqua si fa una pasta molto semplice, ma allo stesso tempo gustosa, e adatta a tutti i gusti, infatti la si può condire con sughi di carne, vegetariani oppure con ragù di pesce.
L’etimologia del nome è sconosciuta. Ci sono tanti racconti sul perché questo primo casereccio si chiami così: una versione racconta che le donne romagnole lo preparavano per offrirlo al prete del paese, mentre i mariti decisamente “anticlericali” auguravano allo stesso di strozzarsi mentre mangiava. Un’altra versione della storia si riconduce al fatto che questa pasta cosi sostanziosa soddisfacesse anche il forte appetito del prete, sino a strozzarlo.
Un’altra interpretazione lega il nome al movimento secco e deciso con cui la casalinga romagnola “strozza” i listelli di sfoglia per ottenere gli strozzapreti, quasi a esprimere una rabbia tanto intensa tale da strozzare un prete. Un’altra leggenda è spiegata per la conformazione dello “strozzaprete”, che è simile ad un laccio per le scarpe, fatto di cuoio arricciato (molto facile da reperire e apparentemente innocuo), il quale veniva usato proprio per strozzare i preti nei tempi dello stato pontificio, quando l’anticlericalismo era diventato fortissimo, in ragione dell’autoritarismo clericale. Un’altra tradizione molto diffusa in Romagna vuole che tale tipo di pasta senza uova venisse preparata quando la massaia (l’arzdora) rimaneva senza uova perché il prete se le era portate via tutte (si ricordi che la Romagna era sotto il dominio dello Stato Pontificio e i tributi venivano riscossi dal clero). La massaia, quindi, mentre impastava la farina con l’acqua si augurava che il prete si strozzasse mentre mangiava le uova con le quale lei avrebbe dovuto fare la pasta per la sua famiglia.
Si trovano anche in altre regioni Italiane alcune ricette con nomi simili, come nella cucina trentina gli strangola preti, che sono gnocchi di pane raffermo, spinaci, uova e grana trentino, serviti con burro fuso e salvia. Nella cucina umbra con il termine strozzapreti o strangozzi si intende una pasta lunga a sezione quadrata fatta di acqua e farina; nella cucina laziale gli strozzapreti sono spaghettoni tirati a mano. Nella città de L’Aquila, gli strangolapreti sono dei grossi cordoni impastati con il grano duro lunghi circa 20 cm, mentre nella cucina salentina, col termine strangulaprevati si intendono invece degli gnocchi di patate; nella cucina calabrese, gli strangugiapreviti sono gnocchetti di farina, uova e sale che nella tradizione nicastrese sono il piatto del martedì grasso.
Quel che è certo è la squisitezza dei piatti preparati in Romagna con questo tipo di pasta. È una pasta povera, in quanto priva di uova, ed è estremamente facile da preparare.
Eccovi la ricetta:
Ingredienti per 6 persone:
- 500 g di farina
- acqua tiepida
- sale
Preparazione:
Disporre la farina a fontana, aggiungere un pizzico di sale e versare l’acqua nella farina in quantità sufficiente per ottenere un impasto piuttosto consistente, ma omogeneo. Lavorarlo per qualche minuto con il palmo della mano, quindi stendere col mattarello una sfoglia dello spessore di circa 2 mm. Tagliare delle striscioline larghe circa 1,5 cm e prenderne una alla volta, arrotolarle fra le palme delle mani per spezzarle, poi, con le dita, così da ridurle ad una lunghezza di 8-10 cm circa.
Riempire una pentola d’acqua e portarla a bollore, salarla, versare gli strozzapreti e far cuocere per circa 4 minuti. Condire con sugo di salsiccia e parmigiano, ragù romagnolo o sugo agli strigoli e buon appetito!