Ngorongoro: il giardino dell’Eden

La riserva naturale di Ngorongoro, nel nord della Tanzania, occupa una superficie di circa 8300 chilometri quadrati ma ciò che la rende unica non è la vastità, bensì la sua struttura. Ci inerpichiamo con la jeep lungo una pista di terra rossa, circondata da una foresta impenetrabile, e raggiungiamo il bordo del cratere: in tempi remoti il vulcano di Ngorongoro è sostanzialmente esploso, crollando su se stesso fino alla sua base, la caldera, per poi spegnersi definitivamente. Ciò che vediamo oggi quindi è la caldera del vulcano, la più grande caldera intatta del mondo, un’ampia depressione circolare che misura 16 chilometri di diametro, occupa un’area di 265 chilometri quadrati e si trova a 2200 metri sul livello del mare… un posto pazzesco!

Un’unica strada percorre la corona del cratere, proprio sul bordo, e solo quattro scendono al suo interno. Le pendici del cratere sono occupate dalla foresta pluviale che durante le ore notturne affiora, come si trattasse di tanti immobili spiriti, dalla nebbia che riempie il vulcano. All’interno del cratere invece, e questa dicotomia mi stupisce, troviamo la savana, punteggiata di rare macchie di acacie, e un grande lago. Mentre scendiamo sento che il tempo si è fermato e siamo tornati all’epoca dei primi uomini, quando la vita seguiva i ritmi lenti e logici della natura, quando era il pianeta ad occupare lo spazio maggiore, non il cemento, quando eravamo solo animali che vivevano in armonia con gli altri animali!

012813_0928_ngorongoroi2Armonia è la parola che più viene in mente stando qui, insieme a vita: come in un mondo parallelo vediamo branchi di gnu, gruppi di zebre e gazzelle che pascolano insieme, e poi mamma facocero con i suoi cuccioli, e gli struzzi e, guarda!, due elefanti che camminano là in fondo! C’è un silenzio totale, sentiamo il rumore dell’erba strappata dalle bocche delle zebre, e in questo silenzio tutti vivono insieme in armonia, in un’affollata esplosione di vita! Certo, se ci sono gli erbivori, ci sono anche il leone e la sua temibile consorte ma se non hanno fame nessuno ha da preoccuparsi!

Nella categoria predatori abitano questo luogo anche iene, sciacalli e leopardi, solitamente appollaiati sugli alberi della foresta che circonda il cratere, e avvoltoi. La foresta è anche il regno dei babbuini e delle blue monkey mentre negli stagni all’interno della caldera troviamo i goffi, quanto pericolosi, ippopotami. Insomma, ci sono tutti, solo giraffe e impala mancano all’appello e gli elefanti sono scarsi: questi animali abitano solitamente le aree più boscose della savana ma qui le acacie sono poche. Anche gli amanti degli uccelli hanno qui di che affascinarsi, soprattutto se apprezzano i fenicotteri rosa: il lago all’interno del cratere ospita una delle colonie più numerose di tutta l’Africa!

Noterete poi che ippopotami e fenicotteri non abitano le stesse acque: i laghi nei parchi della Tanzania sono formati da ruscelli piovani e non hanno emissario, quindi l’acqua si disperde per evaporazione. Ciò rende i laghi piuttosto salati e ricchi di minerali ma, se questo è ottimo per la crescita dell’alga rossa di cui si nutrono i fenicotteri, non è cosa buona per gli ippopotami, che mancando di sudorazione, necessitano di acque dolci e fresche per sopportare le ore più calde.

012813_0928_ngorongoroi3Terminata la durata del permesso giornaliero, sei ore, usciamo dal cratere diretti al parco del Serengeti ma lo spettacolo non è ancora finito. Scendendo al di là del cratere ci immergiamo in un’ampia vallata tappezzata di erba verdissima, dove gli animali selvatici pascolano insieme alle mandrie di pecore e mucche dei masai… il giardino dell’Eden non è solo dentro il cratere! La tribù masai è l’unica a cui è permesso vivere e spostarsi liberamente all’interno della riserva in quanto non caccia gli animali selvatici, quindi non è raro trovarli anche all’interno del cratere. Tale armonica coabitazione è consentita solo in questo parco. Le montagne, alte ma dal dolce profilo, cingono la vallata come in un abbraccio e i villaggi di capanne dei Masai mi danno l’illusione di far parte, come essere umano, di questo giardino dell’Eden miracolosamente sopravvissuto al tempo…